Dal VS delegato sezionale alle assemblee CAI

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Via degli Dei - Centotrenta chilometri da Bologna a Firenze

Via degli Dei

Centotrenta chilometri da Bologna a Firenze

Dal 9 al 14 maggio 2022

Partecipanti: Marisa, Rita, Gianna Giacomo, Giuseppe e Maurizio

Salute, determinazione, un po’ di allenamento e amicizia. Siamo un gruppo di ultra sessantenni e l’esperienza che vorrei condividere ha avuto questi quattro ingredienti, dove il più importante è stato sicuramente l’affiatamento tra di noi.

Arrivati in treno a Bologna ci avviamo all’albergo Donatello, e fino a qui nulla di speciale.

La cena, su mia insistenza, è al ristorante La Tigre di Cesare Cremonini, ma di lui neppure l’ombra. Il servizio è lento, il gestore ha occhi solo per tre graziose ragazzone. Noi non abbiamo premura, ma fame sì! Il risotto è buono, dei tortelli bolognesi neppure una foto.

Alla mattina, lauta colazione e la foto di rito indossando le magliette che ci ha regalato Marisa con l’immagine dell’isola di San Giulio, sul Lago d’Orta, da dove arriviamo. Si parte.

Al Santuario di San Luca (666 gradini!) sono già stanca e non abbiamo ancora lasciato Bologna. Gli altri del gruppo vanno a razzo. Il mio zaino pesa sei chili, avrei dovuto selezionare per una maggiore leggerezza.

Alle 9.30 iniziamo la nostra avventura. Superiamo un parco lussureggiante, sentiamo il cinguettio dei passerotti, farfalle e fiorellini ci infondono la carica: l’entusiasmo è alle stelle. I prossimi 25 chilometri ci faranno un baffo!

Entriamo nel bosco e inizia il delirio: il terreno è una palude, sprofondiamo continuamente in una viscida argilla, facendo un passo avanti e due indietro. L’argilla che si solidifica impedisce la camminata naturale, senza l’aiuto delle racchette non ci si muove. Entrare nella boscaglia è impossibile, troppi rovi. Le cadute non si contano.

Per non farci mancare nulla incontriamo anche estese e profonde pozze d’acqua. Caronte non si presenta, del resto non stiamo andando all’inferno, così guadiamo le acque e superiamo anche questo disastro. Che impresa! I nostri vestiti sono come ingessati, sembriamo anfore in attesa di essere modellate.

Usciti indenni da questa prima avventura raggiungiamo la prima tappa: il B&B Nova Arbora di Donatella a Badolo è un posto incantevole. Con altri camminatori scambiamo opinioni e tante risate. Un camminatore che sembra il Mago Forest ci intrattiene con i suoi giochetti di prestigio. Apprezziamo ma dopo un po’ scappiamo.

Lo chef Giuseppe e l’assistente Rita ci cucinano una pasta asciutta rigenerante: ci godiamo la cena e buona notte!

La seconda tappa è di “soli” 30 chilometri con un dislivello notevole, quasi sempre sotto il sole. Io sono alla canna del gas. Amici dove siete? Datemi almeno una spintarella. Poi li vedo, mi stanno aspettando e ripartiamo insieme. Il paesaggio adesso è spettacolare, sembra un quadro dipinto da un pittore talentuoso. Mi convinco che la Via degli Dei non può essere raccontata, è da vivere! Anche gli incontri casuali contribuiscono alla bellezza di questo cammino. Orgoglio e adrenalina spingono a non mollare: fortunatamente il fiato mi ritorna e in lontananza avvistiamo il B&B dei Romani di Elisa alla Madonna dei Fornelli. La sua cena “raccontata” fa dimenticare tutte le fatiche: W Elisa!

Altri incontri, altri racconti, che avventura! Il Gruppo non dà segni di cedimento. Appesa ai nostri zaini stendiamo un po’ di biancheria. Si riparte.

Il continuo saliscendi impegna notevolmente. Le gambe vanno da sole. Di tanto in tanto scattiamo qualche foto, poi ce le scambieremo. Visitiamo il Cimitero militare germanico al passo della Futa. Silenzio totale.

Le tappe si susseguono velocemente. Incontriamo paesaggi mozzafiato, conosciamo tante persone con le quali condividiamo la bellezza e la gioia del cammino. Nel mezzo di un immenso prato, nei pressi di San Piero a Sieve, nel silenzio più assoluto, spuntano un po’ di sedie e una poltroncina: ci facciamo una foto-ricordo ma soprattutto ne approfittiamo per riposarci. Odio il mio zaino, potrei regalarlo!

Riprendiamo il cammino e incontriamo l’asfalto: la magia svanisce. Io soffro ma sono sempre più soddisfatta di esserci. Gli altri del Gruppo continuano ad andare come razzi. Ogni tanto li vedo bere pozioni magiche, mentre io solo acqua Viscì. Svelato il trucco di tutta la loro energia! Vi perdono amici miei.

La sera, per la cena, plachiamo la fame con tortelli di patate e tagliatelle ai funghi, annaffiati da un buon vino del contadino che ci dà molta soddisfazione: perdere qualche chilo camminando e camminando resta pura illusione!

Addio Bologna, benvenuta Firenze: che meraviglia! L’ultima foto di rito, in piazza Santa Maria Novella e poi all’Ufficio turistico per il timbro “traguardo raggiunto”. Che soddisfazione!

La Via degli Dei è stata la conferma che è inutile immaginare, ma occorre vivere: è sufficiente salute, convinzione, un minimo di allenamento e organizzazione, un gruppo di amici compatto e uno zaino il più leggero possibile.

Ringrazio i miei amici che hanno condiviso con me questa indimenticabile esperienza. L’ho raccontata ai miei nipoti e sono certa che sono orgogliosi della loro nonna, io lo sono di me stessa.

Qualcuno ha scritto: “vola solo chi osa farlo”. Io con i miei amici, in un certo senso, ho volato.

Grazie a Marisa, Rita, Giuseppe, Giacomo e Maurizio.

Ciao Gianna

10 luglio - Il trekking del Paradiso

Un piacevole tour nell’incantevole Valnontey per riscoprirmi socio del Cai Omegna…

Era da troppo tempo che non partecipavo più agli eventi sociali, era un po’ che disertavo i monti, troppe scuse, basta!

Archiviata l’emergenza covid, assorbita la stangata dei rincari energetici, guerra e pace, rosso fermo o vivace, è il momento di ripartire! STOP coi… rollingstone….

10 luglio … ore 5,20
Io - “...ronff... zzzz... RROOooOnNf... zzZZz… cipu… cipu… cipuà”

Alexa - “buongiorno Marco¸ sono la tua Alexa…. Ti ricordo che a breve hai il pullman per la gita Cai… “

Io – “gita CHHHHHHHHEE????”

Alle 6 in punto sono al bus, volti noti e volti nuovi, saluti ad euforia ma appena toccato il sedile crollo in un soporifero letargo agevolato dall’ottima conduzione del bus e, soprattutto, dal silenziatore di russata FFP2!!!
Tiziano nel frattempo illustra il percorso, Claudia riscuote, Flavio prepara l’atterraggio…

Giro lungo o giro corto?
Con positiva sorpresa i più optano per l’itinerario lungo, gente allenata e preparata, ma… ops… il sentiero si impenna, è salita vera, dura.

Tiziano fatica a tenere unito il gruppo, mentre nelle retrovie antichi rituali di bastone e carota permettono, con passo fiero, di contenere gli allunghi della rumorosa fila di gitanti.

Il percorso offre viste mozzafiato.

Nel pomeriggio ci cimentiamo nei guadi, dove il past-president Alberto va in fuga mentre noi tutti si danza sui “boccioni” insidiosi dei torrenti impetuosi.

Stanco ma appagato, nelle retrovie ho modo di ingannare la sana stanchezza chiacchierando di fiori e infusi alle erbe. Alcuni riescono anche a scolarsi un bel birrone e, sforati i tempi e recuperati gli amici del mini-tour, ci rimettiamo nelle mani di Flavio per il teletrasporto “go back home”.

Noto una generale soddisfazione, c’è chi programma nuovi trek, chi imprese alpinistiche.

Per me invece la rinascita, la riscoperta dell’energia del gruppo e della sezione.

Non resta che partecipare: vi aspetto al “Combi e Lanza” ed al Cuvignone!

Marco Corvi

 

Fiori della Valle Strona

Gruppo di "Esploratori"Domenica 3 luglio eravamo in diciotto accompagnati con grande professionalità e perizia dal prof. Roberto Dellavedova alla scoperta della flora della valle e ancora una volta la Valle Strona ha saputo stupire.

Partiti da Campello Monti abbiamo percorso l'anello Pennino Grande, alpe Balma, Passo del Crac, Penninetto, alpe del Barba, Campello.

Grazie alla grande conoscenza della flora ma soprattutto ad una grande capacità comunicativa Roberto ci ha coinvolti in una straordinaria “full immersion” di piante erbe e fiori trasmettendo a tutti la sua grande passione e conoscenza della materia.

Abbiamo potuto vedere piante primordiali, fiori ed erbe adattate al tipo di pascolo, un'infinita varietà di felci.

Poi il nostro accompagnatore ci ha spiegato che grazie alla particolarissima qualità mineralogica del terreno della Valle Strona con un po' di fortuna avremmo potuto trovare qualcosa di molto particolare e raro.

Linum alpinum
Linum alpinum
Delphinium dubuium
Delphinium dubium

Dopo averci mostrato le foto di cosa cercare ci siamo sguinzagliati alla ricerca di una vera rarità il “linum alpinum”.

Con un po' di pazienza la battuta di caccia ha dato esito positivo e non senza emozione l'abbiamo trovato, ma le emozioni non sono finite improvvisamente ci è saltato all'occhio un bellissimo fiore solitario che Roberto non ha esitato a definirlo la chicca della giornata per rarità e bellezza il “delphinium dubium”.

Caricati da tutte queste scoperte la giornata è continuata tra scoperte botaniche e sentieri ai più sconosciuti.

Infine la conoscenza dell'erba mottolina che pare fondamentale per ottenere un ottimo formaggio Bettelmatt.

Arrivati a Campello è stato indispensabile bagnare la splendida giornata con una bella birra per rimanere in tema ricavata dal luppolo!

Grazie Roberto, Grazie davvero!

 

 

Tiziano

Su e giù in Val di Fassa

DSC00107Da venerdì 24 a domenica 26 giugno 2022 una sessantina di appassionati camminatori delle sezioni del CAI del VCO, sotto l’attenta guida dell’organizzatore Tiziano Cavestri e la presenza del Presidente della sezione di Omegna Tiziano Buzio, si sono recati in Val di Fassa per scoprirne le bellezze, frequentando sentieri che si snodano intorno ai massicci del Latemar e del Catinaccio, circondati da paesaggi mozzafiato.

L’avventura è cominciata in pullman, quando Tiziano Cavestri, in modo accattivante e molto documentato, ha cominciato ad illustrare le particolarità della regione, segnalando ciò che di interessante si incontra entrando in Trentino, per proseguire verso l’Alto Adige: la campana di Rovereto, costruita fondendo i cannoni della prima guerra mondiale, che ogni giorno batte 100 colpi per ricordare i morti di tutte le guerre, propiziare la fine delle ostilità ed invocare la pace; il Mausoleo dell’eroe dell’irredentismo trentino Cesare Battisti impiccato con Fabio Filzi nel Castello del Buon Consiglio di Trento; la figura del grande alpinista, poeta e irredentista Tita Piaz soprannominato <diavolo delle Dolomiti> per le ardite imprese di conquista delle cime delle sue amate montagne.

Prima di raggiungere Vigo di Fassa, luogo dei pernottamenti, il gruppo ha fatto sosta nella città di Bolzano sia per la sosta pranzo sia perché nel pomeriggio è stata organizzata una visita guidata della città.

La temperatura canicolare, nel biancore abbacinante di piazza Walther, cuore della città, avrebbe potuto pesare molto sugli ormai stanchi viaggiatori, ma l’incontro con la guida, prof.ssa Freiderike W., ex insegnate di tedesco presso l’istituto per geometri della città, ha fatto dimenticare il disagio della calura con il suo modo affabile e coinvolgente di raccontare la città.

La professoressa ha ricordato che Bolzano era una città dipendente dal vescovo di Trento, nella quale avvenivano i commerci, per questo motivo le case del centro storico sono dotate di scantinati che vanno per due piani sotto il livello stradale. In questi scantinati, ancora perfettamente funzionanti, venivano stivate merci di ogni tipo, in attesa dei periodi delle fiere che duravano quindici giorni e durante le quali venivano eletti tre “commissari”, di cui, in alternanza, se uno era tedesco gli altri due erano italiani e viceversa; questi “commissari” avevano la funzione di controllo dell’andamento della fiera e di derimere le liti che insorgevano durante i commerci e le contrattazioni, per questo è stato edificato un edificio apposito, oggi sede di un museo.

La nostra guida ci ha illustrato, in modo affascinante, le caratteristiche del centro storico, con le sue case addossate e dotate di portici, nei quali i mercanti potevano esporre le merci anche durante il brutto tempo, e, visto che le costruzioni non erano divise da strade che permettessero facili spostamenti, all’interno delle proprietà affiancate sono stati realizzati particolari passaggi che permettono ai pedoni di passare dalla via dei Portici (Lauben) alla parallela via Dr. Streiter-Gasse; queste specie di “servitù di passaggio” sono perfettamente conservate e assolvono ancora oggi la loro fondamentale funzione.

Logicamente non poteva mancare la visita a Santa Maria Assunta, la cattedrale cittadina che fiancheggia un lato di piazza Walther. Si tratta di una costruzione che ha avuto origine con la chiesa paleocristiana del IV secolo, diventando via via chiesa altomedievale nell’IV secolo, quindi chiesa medievale nei secoli XI e XII finendo per assumere l’attuale aspetto risalente al periodo tardogotico dei secoli XV e XVI.

Infine la professoressa ci ha raccontato come le ricche famiglie bolzanine suddividevano il patrimonio: agli eredi maschi venivano lasciati i beni in città, ovvero l’attività commerciale con caseggiati e magazzini; mentre alle femmine erano destinate in eredità le ville e i possedimenti che si trovavano sull’altopiano del Renon che sovrasta la città e che è sempre stato il luogo nel quale le famiglie si trasferivano durante il periodo estivo.

Lasciata la città di Bolzano abbiamo raggiunto Vigo di Fassa da cui siamo partiti per le escursioni di sabato 25 e domenica 26.

Nell’organizzare queste periodiche giornate di trekking nelle Dolomiti, tutti gli anni Tiziano è sempre proteso a pensare percorsi che siano soddisfacenti per coloro che hanno voglia di percorsi impegnativi e per coloro che invece desiderano percorsi più rilassanti, facendo sì che ciascuno torni a casa soddisfatto e gratificato dall’esperienza.

Quest’anno i percorsi si sono sviluppati intorno a due dei massicci più suggestivi delle Dolomiti trentine, il Latemar e il Catinaccio (Rosengarden). Sabato siamo saliti da Predazzo, con cabinovia e seggiovia, al passo Feudo che si trova a quota 2200, già all’arrivo della seggiovia si è incantati dallo spettacolo delle vette che sovrastano la conca prativa ricoperta di fiori e solcata da sentieri. Qui il gruppo si è diviso: 48 ardimentosi hanno seguito Tiziano per fare un percorso ad anello più impegnativo, toccando la Bocchetta dei Camosci per giungere al rifugio Torre di Pisa a 2671 mt di quota.

Il restante gruppo di 12 escursionisti è stato guidato dalla guida naturalistica di Vigo Nicolò che lo ha condotto su un sentiero didattico che si sviluppa nella conca sottostante ai contrafforti del Latemar per raggiungere Oberholz.

Durante questo percorso Nicolò ci ha affascinati con il suo eloquio, illustrando le caratteristiche geomorfologiche del territorio, ponendo l’attenzione sulla diversità di composizione della dolomia (dal nome dello scienziato Deodat de Dolomieau) di colore giallognolo e friabile, dalle rocce di tipo vulcanico che sono nerastre. Inoltre, visto che il percorso si sviluppa su pendii verdeggianti, ci ha fatto osservare la presenza di fioriture di genziana punctata con le cui radici si produce un ottimo liquore amaro/digestivo, nigritella nigra dal caratteristico profumo di cioccolato, nigritella rubra, stelle alpine, orchidee purpurea e italica, anemoni pulsatilla, rododendri, arbusti di ginepro, alberi di abete rosso.

Invitandoci ad osservare i cartelli segna via, Nicolò ci ha spiegato le loro caratteristiche: se sono bianchi e rossi indicano il percorso che è anche contraddistinto dal proprio numero; se è di colore azzurro indica la posizione catastale della proprietà del territorio in tre modi distinti: se presenta una unica linea il territorio appartiene a un unico comune, se le linee sono due e affiancate il territorio appartiene a due comuni, se sulla linea è evidenziato un punto indica che il territorio è di un privato.

Il giro è stato caratterizzato anche dalla presenza di ometti segnavia di sassi sovrapposti e da postazioni didattiche tra le quali c’è un originale strumento musicale costituito da campanacci delle vacche, ciascuno contraddistinto da un colore e da una determinata nota, di fronte a questa postazione è posizionato una specie di spartito, seguendo il quale, chi vuole, può cimentarsi a suonare una melodia.

Alla domanda su chi si occupa della manutenzione in esercizio di sentieri così ordinati, Nicolò ci ha detto che di questo si occupano: il CAI, le guardie forestali e gli guide escursionistiche che, oltre a segnalare le situazioni critiche intervengono con opere di sistemazione.

Il giro ci ha fatto compiere, tra saliscendi sotto il sole e con una temperatura ideale che invitava a camminare, un anello di circa tredici chilometri, per cui la fetta di torta con lamponi e panna e il cocktail Hugo è stato meritato, alla fine del percorso siamo arrivati contenti ed appagati.

Domenica 26 da Vigo siamo saliti in funivia a Ciampedie ad una quota di 2000 mt.

Anche qui il paesaggio che ci ha accolti è da mozzafiato: prati in declivio circondati da una corona frastagliata di dolomiti su cui domina il gruppo del Catinaccio (Rotengarden). Anche qui il gruppo si è diviso in due tronconi: uno di 49 camminatori, sotto la guida di Tiziano, diretti al rifugio Principe a quota 2601 mt. e un secondo di 11, accompagnati ancora da Nicolò, con mete Rifugio Gardeccia a quota 1950 mt. e Rifugio Vajolet a quota 2240 mt.

Il percorso per la prima parte si sviluppa in un bosco di pini cirmolo ovvero cembro, pini mugo, larici e abeti rossi, e, con un sottobosco di rododendri tra cui si sono notate delle splendide clematidi alpine, achillea moscata profumatissima, cumino, botton d’oro, geranio selvatico, valeriana, rosa canina, issopo e ranuncoli ecc. Nicolò ha illustrato come riconoscere le varie conifere osservandone gli aghi: nel cirmolo o pino cembro gli aghi sono corti e rigidi raggruppati a mazzetti di cinque, nel pino mugo sono più lunghi morbidi e accoppiati, nel larice sono a mazzetti teneri verde pallido e nell’abete rosso sono singoli corti e disposti a raggiera lungo i rami. Per quanto riguarda il cirmolo, Nicolò ha fatto osservare che si tratta di un albero ad alto fusto caratterizzato da un legno che si presta alla lavorazione per ottenere mobili e oggettistica, mentre con i trucioli vengono realizzati cuscini rilassanti e dalle pigne, così come avviene con il mugo, si ottiene olio essenziale per uso erboristico.

In questo bosco abbiamo anche osservato sui tronchi delle conifere dei quadrati blu contenenti un numero e Nicolò ci ha spiegato che si tratta di catastali (il numero è quello della particella catastale riguardante il territorio in cui l’albero si trova) che hanno anche la funzione di aiutare chi si perde a dare indicazioni ai soccorritori per il ritrovamento.

Altra notizia importante che ci è stata fornita dalla nostra guida riguarda i colori della bandiera della val di Fassa; come tutte le bandiere ladine, la bandiera di Fassa è un tricolore orizzontale con in alto l’azzurro, che simboleggia il cielo, al centro il bianco che simboleggia la neve e in basso il verde che simboleggia i prati.

Altra annotazione riguarda la presenza, nel comprensorio, di diverse piste da sci di diverse difficoltà, dalla blu, alla rossa e alla nera, noi abbiamo incrociato la pista nera “Tomba” dedicata al grande atleta che veniva in val di Fassa ad allenarsi.

Giunti al rifugio Gardeccia, alcuni di noi hanno deciso di raggiungere il rifugio Vajolet, seconda tappa del giro completo.

Tale rifugio si raggiunge con un ampio sentiero che supera un dislivello di circa trecento metri e che si sviluppa sotto le pendici del Catinaccio, dimora del leggendario re Laurino. Giunti alla meta colpiscono per imponenza e bellezza selvaggia le torri di Vajolet; tutto intorno si snodano sentieri di svariate difficoltà sui quali si vedevano code di escursionisti intenti a “scalare” per raggiungere le varie mete.

Un bel giro che si è sviluppato per circa sedici chilometri facendoci riempire gli occhi di meraviglia e facendo sentire il piacere dell’immergersi nella natura.

A fine escursione, stanchi sì ma appagati dall’esperienza, abbiamo goduto di un rientro tranquillo, grazie anche alla perizia del nostro autista Flavio, nel quale abbiamo riguardato e scambiato le immagini degli scatti con cui abbiamo immortalato persone e luoghi.

Sono stati tre giorni intensi ed emozionanti nei quali abbiamo avuto modo di rinsaldare amicizie e fare nuove conoscenze, alternando il cammino con piacevoli chiacchierate, che forse ci hanno un po’ rallentati, ma che hanno completato la piacevolezza del percorso. Ci siamo lasciati alle spalle il Trentino Alto Adige con la promessa di ritornarci ancora per godere delle bellezze naturali e dell’ospitalità delle genti.

Grazie CAI e un grazie sentito e particolare a Tiziano Cavestri che preghiamo di continuare a proporci esperienze così piacevoli.

Piero Fortis

Tre giorni in Val di Fassa

DSC00119La sveglia è suonata presto venerdi 24 giugno... La partenza per la tre giorni in Dolomiti è fissata per sei.

All'appuntamento non manca nessuno, sia ad Omegna che a Gravellona dove salgono gli amici provenienti dall'Ossola e dal Verbano.

Sul pulman si intrecciano i saluti tra chi si rivede dopo questi due faticosi anni di Covid, il chiacchericcio interrotto da Tiziano per raccontare il programma e aneddoti legati ai luoghi che vedremo, compresi anche... i consigli per gli acquisti!

Arriviamo a Bolzano dove, dopo il pranzo, ci aspetta la nostra guida la gentile signora Friederike, che nonostante il caldo (il termometro di un negozio segna 37°) ci accompagna sapientemente alla scoperta della città, dal Duomo al centro storico, raccontandoci la nascita e lo sviluppo di questa elegante cittadina, punto di riferimento per gli scambi commerciali del tempo.

Si riparte per Vigo di Fassa. L'itinerario attraverso il Passo di Costalunga ci permette di vedere il lago di Carezza, un gioiellino color smeraldo incastonato in una cornice di pini. E Tiziano ci indica i monti che mano a mano fanno capolino, soprattutto il gruppo del Latemar e il Catinaccio che saranno le mete delle nostre escursioni.

So già cosa mi aspetta, avendo già fatto gli itinerari solo quindici giorni prima, ma lo spettacolo che ti si apre ovunque tu giri gli occhi lascia senza parole.

E' sabato. Una quarantina di noi si incammina da Passo Feudo per un giro ad anello che passando dalla Forcella dei Camosci e dal Rifugio Torre di Pisa ritorna al punto di partenza. Davanti a me Luigina che con il suo passo lento e cadenzato mi ha facilitato in salita e dietro Pio a chiudere il gruppo, sempre pronto e attento a dare una mano.

Quando i pendii erbosi finiscono, si entra nel “cuore” del Latemar in un susseguirsi di pinnacoli, creste, formazioni dalle forme più strane e che sembrano in precario equilibrio... Ogni tanto dei coraggiosi papaveri gialli sbucano tra la roccia. Le parole non bastano, le fotografie riescono solo in parte a trasmettere l'emozione di trovarsi in un luogo del genere! Superiamo un ultimo canalino e un paesaggio ancora diverso si apre davanti a noi. Percorriamo il sentiero che, prima in discesa e poi con una ripida salita ci porta al Rifugio Torre di Pisa, vicino all'alto pinnacolo che assomiglia al monumento pisano. E' tempo di scendere; anche la discesa offre splendidi panorami. Agli impianti ci ricongiungiamo con chi ha scelto un itineriario più soft accompagnati dalla guida Nicolò.
Che giornata!

Il programma di domenica prevede la salita con gli impianti fino a Ciampediè. Un bel sentiero in mezzo al bosco, in falso piano, porta fino al rifugio Gardeccia da cui parte una ripida carrareccia che in un paio d'ore arriva prima al Rifugio Vajolet e infine al Rifugio Passo Principe.

La tentazione di arrivare fino in cima è stata forte, perchè sapevo che un altro emozionante spettacolo mi aspettava; ma anche la sosta al Vajolet è stata appagante, in buona compagnia condividendo altre emozioni, quelle per il palato.

E si scende; un'ultima occhiata al Catinaccio con i suoi Catini, ai numerosi fiori che circondano il sentiero nel bosco... Alle quattro partiamo da Vigo e arriviamo a Omegna in tempo per votare.

Sono stati tre giorni intensi e appaganti!
Alla prossima!

claudia

Gita al mare - 22 maggio 2022

IMG 1965Il piacere di ritrovarsi dopo tanto tempo è grande: il viaggio in pullman, il mare, i panorami mozzafiato, l'assaggio d'estate e i 40 partecipanti....tutto a corollario di una grande voglia di ritrovarsi, di camminare insieme.
Non è la prima volta che la nostra sezione abbandona per una domenica le amate montagne per raggiungere il mare della Liguria.
Posti meravigliosi, panorami mozzafiato e la quasi certezza di trovare il bel tempo.... infatti già alla sosta caffè della stazione di servizio di Ovada ci accoglie un vento freddo sostituito verso il Turchino da nebbia e pioggia novembrina.
Mia moglie dice che se il mare riceve le nuvole non piove è cosi sarà. In vista del mare il meteo migliora, il sole fa capolino e ci accompagnerà per tutta la giornata.
Arrivati a Levanto il pullman ci “scarica” sul lungomare e come una colorata, festante scolaresca guidata magistralmente dalla nostra preparatissima Sara, alla sua prima esperienza di capogita, ci avviamo verso Bonassola sfruttando il tracciato della vecchia ferrovia trasformato in pista ciclo pedonale.
Attraverso caratteristiche stradine, scalette e sentieri con scorci panoramicissimi scavalchiamo il promontorio e raggiungiamo Framura, caratteristico borgo abbarbicato sulla ripida costa.
Il paesaggio sempre diverso ci emoziona e sorprende, si cammina tra uliveti e vigneti inframmezzati da coloratissime casette dai giardini pieni di profumi mediterranei.
Dopo una sosta ristoratrice in riva al mare prendiamo la strada del ritorno sfruttando in pieno la ciclo pedonale che alterna fresche gallerie a tratti aperti direttamente a mare.
Arrivati a Levanto i nostri potenti mezzi elettronici ci segnalano che abbiamo percorso quasi 16 km e poco più di 800 metri di dislivello. Nella mezzora rimasta a disposizione qualche temerario-a della compagnia si cimenta in un bagno fuori stagione nell'ancor improponibile temperatura dell'acqua marina.
Quattro orette di viaggio discutendo delle prossime gite in pullman, quella in Dolomiti oramai da tempo “full” e quella a Cogne nel parco nazionale del Gran Paradiso con ancora alcuni posti disponibili.
Grazie compagni di viaggio, grazie Sara per questa spensierata domenica.

Alla prossima.

Tiziano Cavestri

Via Crucis al Simplon Pass

photo 2022 05 14 10 51 16Dopo due anni e poco più è ritornata la tradizionale Via Crucis del Venerdì Santo organizzata dai frati dell’Ospizio. La nostra sezione ha partecipato con un buon numero di iscritti che si sono ritrovati al piazzale del Kelly alle 12.00

È una giornata con una temperatura piacevole. Nessuna mascherina, si parte alla volta del Sempione.

Per la verità, il “corredo” secondo le indicazioni del Club Alpino Italiano ed una recentissima legge nazionale comprende anche la nota “triade” sonda, pala e artva. Questa volta, la pala tornerà particolarmente utile.

L’Ospizio, viene raggiunto anche da altri/e partecipanti che hanno letto dell’evento, sul librettino -programma escursioni 2022, Sezioni CAI “Est Monte Rosa” -.

Hanno chiesto informazioni, possibilità di posti macchina, attrezzatura ecc. ecc. Appartengono a diverse sezioni che vanno da Borgomanero, Gozzano, la nostra, alcune affacciate sul lago Maggiore ed altre dell’Ossola.

Saremo tutti lassù. Il piazzale davanti all’Ospizio è pieno di gente, qualcuno scende dal postale e delle ragazze “appena mature” giungono all’inizio della Via Crucis. È un gruppo di una sezione del lago Maggiore che ha chiesto, con forte determinazione, informazioni durante i giorni precedenti.

Salendo hanno bucato una gomma, dopo una galleria, ma tutto si è risolto e infatti sono con noi. Anzi, una generosa solidarietà femminile suggerirà loro di abbandonare le ciaspole in macchina, a favore di una loro collega che non le aveva portate!

Si va tutti dietro l’Ospizio, con la neve interrotta da qualche zolla di prato, dove iniziano a formarsi le colonne. Al centro, come sempre, c’è un piccolo gruppetto costituito da alcuni religiosi che si alterneranno a portare la croce.

Prima di partire, viene rivolta una preghiera a Colui che l’ha portata con indicibile sofferenza più di duemila anni or sono. Poi viene pronunciata un’altra preghiera per ricordare, con emozione, un amico che tutti conosciamo, Maurizio Orlandin, Vice Presidente della nostra sezione.

Si sale in silenzio lungo quei pendii che raggiungono la base dell’Hubschhorn, poi ci si ferma per commentare una stazione della Via Crucis, dire una preghiera e riprendere il cammino.

Una temperatura primaverile, un manto nevoso se non prossimo alla fusione, molto cedevole, ed ecco l’intervento della pala durante i continui sprofondamenti.

Uno dei frati che ora sugli sci si alterna a portare la croce, Padre Federico, quando ha saputo che alcuni partecipanti sono del CAI di Omegna, ha ricordato con nostalgia il tempo trascorso presso il monastero dei Santi Pietro e Paolo all’alpe Colla -Germagno, dove allora una suora gli insegnò la lingua italiana.

Raggiunta la croce arrugginita piantata nel “sasso quadro”, dopo un commento ed una preghiera, viene impartita la benedizione.

Si ritorna verso l’Ospizio, abbastanza velocemente con gli sci, faticosamente con le ciaspole e altrimenti sprofondando nella neve, con grande fatica per liberarsi. Raggiunto di nuovo il piazzale, ci lasciamo con l’augurio di una Buona Pasqua e il desiderio di rivederci tutti qui il prossimo anno.

Dimenticavo: poi ci siamo ritrovati a Montecrestese al “Gufo’s” attorno a un tavolo per ricordare l’appena vissuta esperienza spirituale e bere una birra, un bicchiere di vino. Ma si tratta di tutt’altro spirito.

 

Alberto Nobili

 

Dove siamo

Orari di apertura sede

Si comunica che la sede e la segreteria, a partire dal 17 novembre 2023, saranno aperte ogni venerdì dalle 21:00 alle 23:00